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Il gas di pirolisi e la Direttiva Europea

La Direttiva Europea 2006/12/CE del 5 Aprile 2006, dà indicazione precise sulla gestione dei rifiuti, al fine di privilegiare processi efficaci ed innovatovi che adattino l’evoluzione tecnologica agli scenari di produzione di rifiuti presenti nel territorio Specificamente è richiesto a ogni Stato membro che:


  1. Incentivi la valorizzazione del rifiuto come materia prima
2. Raggiunga l’autonomia nell’eliminazione dei rifiuti
3. Riduca al minimo i trasporti di rifiuti
4. Ottimizzi i processi di smaltimento che minimizzino l’impatto ambientale
 

In questa prospettiva è stata formata una Commissione Europea, “Refuse Derived Fuel, Current Practice and Perspectives”, che evidenzia il vantaggio di sostituire combustibili fossili con CDR, sempre che siano garantiti i limiti delle emissioni prodotte. Da sottolineare anche che questa sostituzione di combustibili fossili ha vantaggi ambientali ed economici significativi pure quando viene comparata con la combustione diretta dei rifiuti, per esempio nei termovalorizzatori.
E’ fondamentale capire cos’è il CDR. La definizione adottata dalla Commissione Europea nel luglio del 2003 è: “Il CDR, combustibile derivato dai rifiuti (in inglese RDF, Refuse Derived Fuel) è composto da tutti i rifiuti con elevato potere calorico che, non potendo essere passibili di una valorizzazione materiale, finirebbero per essere portati in discarica, ma che dopo un processo realizzato in accordo con criteri, regolamenti, norme e specifiche tecniche appropriate, è trasformato in combustibile secondario utilizzato negli impianti per la produzione di energia per i processi produttivi”.
Quindi il prodotto classificato come CDR è un prodotto al termine della filiera del riciclo (non più riciclabile direttamente) ma che può trasformarsi in un altro prodotto se ulteriormente lavorato in una determinata forma.
Chiarito che l’alternativa unica del rifiuto originario non ulteriormente lavorato sarebbe stato l’approdo in discarica, o eventualmente l’incenerimento diretto nonostante le raccomandazioni contrarie della Commissione Europea, il CDR in qualità di combustibile secondario, attualmente, può prestarsi a diversificati utilizzi (comunque bruciato insieme a un altro combustibile definito principale):


  • Usato per produrre energia in impianti dedicati, dove il combustibile principale, o di origine fossile o biogas, serve solo per garantire la temperatura di combustione sopra il limite di formazione delle diossine.
• Usato nei cementifici in percentuali più o meno alte rispetto al combustibile fossile primario.
• Usato in unità industriali come integratore del combustibile primario fossile.
 

L’impianto pirolitico introduce una via di utilizzo del CDR completamente distinta da quelle sopra elencate, sommando un ulteriore processo alla trasformazione del rifiuto in risorsa: il Processo Pirolitico porta infatti alla scomposizione molecolare del materiale (CDR) in ingresso.
La materia prima CDR non è più considerata un combustibile secondario bensì una materia prima che viene trasformata, a livello molecolare, in gas di pirolisi, di composizione equiparabile al biogas. Questa ulteriore affinazione della materia permette di ottenere un prodotto, che è un combustibile primario, completamente differente dal rifiuto originario sino ad un livello molecolare.
In tal modo la materia prima CDR non è più considerata un combustibile secondario bensì una materia prima che viene trasformata a livello molecolare in gas di pirolisi con una composizione similare al biogas. Questa ulteriore affinazione della materia permette di ottenere un prodotto che è un combustibile primario completamente differente dal rifiuto originario sino a livello molecolare. Il syngas rispetto al biogas è più ricco in idrogeno e contiene idrocarburi a catena semplice e ciclica. Sebbene il syngas abbia minor potere calorico dei comuni combustibili fossili, dovuto ad una più difficile reazione di starter, mediante l’evoluzione del processo è possibile utilizzarlo direttamente senza starter.
Il risultato è energia in forma meno inquinante se comparata a quella prodotta da combustibili di origine fossile. La riduzione esponenziale di carichi inquinanti non è ottenuta aggiungendo filtri o dispositivi più o meno complessi, ma semplicemente eliminando all’origine la fonte dell’inquinamento. Le molecole pericolose e inquinanti che sono più pesanti dell’idrogeno, carbonio e ossigeno, non vengono trasformate in gas ma restano alla stato solido alla fine del processo di trasformazione molecolare. Non ci sono ceneri, nano-particelle, fumi incombusti, diossine, furani o quanto altro che si liberano in atmosfera alla fine del ciclo di trasformazione. Ovviamente il processo per essere ambientalmente sostenibile come descritto, è tecnologicamente raffinato e richiede un controllo di gestione e l’uso di macchinari ben più sofisticati di un semplice inceneritore o forno.

 
         
  Il tema del recupero degli scarti civili ed industriali è caro alle Esco. In particolare Esco Veneto ha sviluppato negli ultimi anni delle relazioni internazionali che la portano a detenere il Know how per la produzione di impianti in grado di realizzare il miglior recupero degli scarti, che siano essi oli esausti o rifiuti solidi urbani o smaltimenti industriali quali fanghi, terreni inquinati, rifiuti speciali, ecc.    
 

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